Questo pensiero che andremo ad analizzare, forse, avrei dovuto scriverlo prima dell’inizio della mia rubrica “vini buoni”, ma i pensieri non sono schematici e possono uscire in qualsiasi momento se torniamo a ragionare con la nostra testa.

Cos’è, ma soprattutto chi è, che decreta quale sia un vino buono. Oramai non pensiamo più, non riflettiamo più, troppo frenetica la vita per soffermarci anche solo dieci minuti. Ormai è tutto un delegare, sgretolando così la nostra sensibilità. Purtroppo questa “fretta” la notiamo anche nei bambini, portano raramente a termine un gioco, pensano già a quello successivo prima di terminarne uno.

Il vino è più buono se costa tanto oppure se lo ha detto il critico di turno? Questo è il dilemma.

Ci perdiamo per strada tutta la bellezza del vino.
Ci fa fatica fare ricerca, ci fa fatica fare tutto.
Preferiamo andare dietro a chi lucra pubblicizzando alcuni vini. Dopo questa riflessione -spero costruttiva- “a voce alta” passiamo ai fatti.

Ormai i vini di questo giovanotto angioino sono una colonna portante della mia cantina. Quello che mi fa amare i suoi chenin, ma anche i rossi, è la loro imprevedibilità, è la meraviglia che riesco a trovarci in ogni bottiglia, ad ogni sorso.

Le Petit Chemin 2019 è “il piccolo” di casa, quello forse che vuole avere meno pretese. Ciò non toglie la sua bontà, il suo condurti per mano sul concetto di purezza e nitore, con quel suo modo pacato e rispettoso, il vino più jurassico di Benoit Courault, dove il suo sapore si incunea in tutti gli angoli del palato.

Ecco la seconda uscita dell’ “Ephémère” 2020, dopo la prima edizione (en primeur) imbottigliata nel Novembre scorso, che vede una sosta di sei mesi in tino ed una quota maggioritaria di cabernet franc -oltre al grolleau- che andrebbe normalmente a comporre uno degli altri suoi vini rossi “Les Rouliers”, il franc in purezza, appunto. Anche questo è il “primo vino” rosso del vigneron angioino e rientra a tutti gli effetti nella categoria vini da colazione.
Tra l’altro costa quanto cinque pezzi dolci, tre caffè ed una spremuta d’arancia.

Génial Benoit Courault.