Proviamo a capirci qualcosa sui vini di Stefan Vetter.

Siamo in Germania, ma non nella solita e sfiancante Mosella, bensì nella regione della Franconia, indicativamente nella parte centrale della Nazione.
I suoi vini, assieme a quelli del Rheingau, erano i più celebrati di tutta la Germania. Esistono ancora delle vecchie cantine che purtroppo, a detta di chi conosce la zona, sfornano dei vini anonimi, certamente non rispettosi della storia di questa regione.

Sarà anche per questo che Stefan Vetter, vedendo un annuncio su un giornale di un piccolo vigneto di Sylvaner piantato nel 1958, mentre stava lavorando nel Burgenland, in Austria, decide di tuffarsi in quest’avventura di recupero, di salvaguardia e di vita, soprattutto. Vi si trasferisce nel 2012 dedicando anima e corpo nella nuova avventura tedesca, prendendo in affitto ulteriori due vigneti, con il Sylvaner che rimane il re indiscusso, il quale conta il 70% della totale estensione, oltre a muller thurgau, riesling e spatburgunder.

Ed è proprio con il sylvaner che il giovane winemaker si sta cimentando maggiormente, producendo diverse cuvée suddivise per parcelle, perché secondo lui quest’uva ha tutte le caratteristiche per raccontarsi attraverso i terreni dov’è poggiata. Lui stesso dice che se trattata bene può esaltarsi come lo chenin in Loira o come il savagnin in Jura, due paragoni mica male!

Sono decisi declivi antichi terrazzati a comporre i 2 ettari vitati dell’azienda, facendo da contraltare ad una vegetazione selvatica ed intatta. Le vigne poggiano su suoli di arenaria e calcare, nei quali quest’uva ne trae benefici incredibili.

Sono sincero. Bevvi per la prima volta uno dei suoi vini da Diego al Tabarro non molto tempo fa, ma non mi rimase molto addosso, forse perché non gli diedi la giusta attenzione, come spesso può accadere.
Ecco che ci riprovo, scelta dalla carta di un ristorante. Boom. Mi inonda. La sua piacevolezza è travolgente, il suo fare pacato e dolce mi mette di buon umore, la bottiglia finisce molto velocemente. Ecco la risposta alla fatidica domanda: cos’è il vino buono? Quello che vai a ricercare per metterlo in cantina!!! Semplicemente.

Acquisto alcune bottiglie del nuovo uscito 2018, dai nomi al limite del pronunciabile.
Nella mia pur breve carriera di stappatore compulsivo il sylvaner non ha mai attirato la mia attenzione per andare a ricerarlo. Un’uva che produce molto zucchero, di conseguenza vini alcolici e bassi livelli di acidità, questo in linea di massima.

Qualche settimana fa aprii il Sylvaner “Steinterrassen Muschelhalh” 2018 e la bottiglia finì prima di rendermi conto cosa stavamo bevendo.

L’altra sera ho aperto il Sylvaner “Steinterrassen Sandstein” 2018, in Francia di questo vino direbbero puissance sans poids, ovvero, potenza senza peso.
Eh si, perché lui sussurra, non lo senti, è come se il liquido scivolasse direttamente nell’esofago senza rumore, dopo tre/quattro secondi uno tsunami:
forza, energia, sapore, sale, ti riempie senza stancarti.
È puro e cristallino come acqua di sorgente, trasparente e libero. È buono. Tanto, tanto buono!