Cosa ci aspettiamo quando versiamo il vino nel bicchiere?

 

Personalmente diffido sempre da quei liquidi che rimangono immobili come statuine nel bevante. Sono gli stessi vini che ti porgono la guancia e da dietro ti sbeffeggiano. Sono quei vini artefatti, svuotati da dentro, e non mi capacito di come possano arrivare alle corde giuste. Il Mondo è libero, ognuno è in grado di esprimere la propria opinione, ma cerchiamo di aprire le nostre menti, non prendiamo parte a schieramenti i quali portano a pensieri univoci. Parliamoci, confrontiamoci, viaggiamo. Solo così potremo farci un’idea reale di come e cosa beviamo, senza incappare in vortici passeggeri che non giovano questo meraviglioso mondo.

 

Loic Rure (Domaine du possible) allievo di Thierry Allemand, assieme all’amico Edouard Laffitte (La Bout du Monde) poco più di 10 anni fa, si fiondarono a capofitto a Lansac, nel sud più profondo della Francia, ai confini dei Pirenei. Rimisero in sesto quella che era la cantina cooperativa, e andarono alla ricerca di vigneti lasciati in malora. Il tempo, come si dice, fu galantuomo, ed i risultati non tardarono ad arrivare. Rispettosi verso la natura e quello che offre, coltivano vecchie viti ad alberello, localmente chiamati “gobelet”, in un paesaggio selvaggio, roccioso, contornato da rilievi montuosi.

 

La dolcezza del frutto con fiori di camomilla è un preludio all’assaggio, che però delude inizialmente, bocca stretta mancante di polpa, che non riesce ad allungarsi. Il vino, essendo vita, con un repentino sussulto cambia faccia. Il frutto è sempre vivo, ma vicino ha note più grasse di salvia e imponenti sferzate di iodio. Il risultato stupefacente lo ritroviamo all’assaggio, dove diventa più spesso e nervoso, insaporendosi e dispensando sale a palate. Qualche spigolo ancora da smussare, la bottiglia farà il suo dovere.

 

Domaine du Possible
Côte di Roussillon  “Cours toujours” 2016
70% maccabeu 30% carignan gris

 

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