Quelle strette strade delimitate da piccoli muretti a secco, con curve a gomito, come in un labirinto, ci fanno sempre tornare al punto di partenza. E nonostante ciò, guidati dalla tenacia di Teseo, in qualche modo siamo riusciti a trovare l’uscita e con essa la soddisfazione di una giornata all’insegna dei grandi vini.

Ci troviamo a Prepotto, piccolissimo paese nel comune di Duino Aurisina. Siamo arrivati nell’azienda di Benjamin Zidarich, dove in un fascinoso terrazzo, facente parte dell’osmizza di famiglia, luogo dove oltre al vino si possono consumare altri prodotti tipici (uova, prosciutti, salami, formaggi) degli stessi contadini, ci viene immediatamente offerto lo spettacolo del golfo di Trieste, con uno scorcio di Adriatico che già sarebbe valso il viaggio.

Osmizza Carso Zidarich

CARSO… TERRITORIO UNICO…

Il Carso è un altopiano roccioso di origine calcarea, che si sviluppa tra il Friuli-Venezia-Giulia e la Slovenia. Terra impervia e dura -nel vero senso della parola- dove negli anni le piogge hanno trapassato la roccia, essendo molto permeabile, creando grotte e fiumi carsici.

Veniamo accompagnati nella cantina inaugurata nel 2009 e interamente scavata nella roccia, suddivisa in cinque piani e con una profondità di 20 metri, davvero molto suggestiva. La cantina è stata realizzata con tutto materiale di riutilizzo, nessuna pietra di scavo è stata gettata e questo, unito alla caparbietà di coltivare la vite in quel poco strato di terra rossa con le piante che cercano spiragli nella roccia carsica per poter sopravvivere, può far capire il forte attaccamento alla propria terra di queste persone.

IL VINO è LA POESIA DELLA TERRA”                                                                                                                              – Mario Soldati

 

La bora spira forte mentre assaggiamo le due linee di vini nel bellissimo terrazzo: classica e collezione.
Non possiamo certo definirli “orange wine” ma la vinificazione della Vitovska, della Malvasia e del “Prulke” (uvaggio di Sauvignon, Malvasia e Vitovska) è in rosso. Blog_Image_Big_15La mia idea di questa tecnica è il soffocamento del luogo di provenienza appannaggio di un’autoreferenzialità del vitigno. Qua giochiamo un’altra partita. I vini sono molto identitari di una zona ostica per allevare la vite. Tensioni acido/sapide notevoli, vini fini, quella giusta carica tannica da pensarli anche in abbinamento con carni bianche.

Vigna Carso

Scrivo questo racconto dopo circa un anno e mezzo dalla mia visita nel Carso, grazie alla bottiglia stappata l’altra sera di Malvasia 2012 che mi ha rievocato quelle tre ore passate in azienda. Devo dire che in questo periodo mi è capitato di incrociare due volte la strada sia della Vitovska che della Malvasia ed i vini li avevo trovati un po’ fiacchi e molto chiusi in se stessi. Oggi questo vino sprizza di luce propria, sprizza di energia sapida, fa capire a gran voce che proviene da questo territorio benedetto. Uno stile di vinificazione dove la macerazione esalta il vitigno e non lo relega da attore non protagonista.
 Malvasia 2012 Zidarich
Profuma tanto questo vino. Profuma di vento e di sole. La dolcezza d’un frutto. La pesca. Ci sono fiori bianchi, molte resine che confluiscono nella cera d’api. Mandorla dolce e mandarino candito con sbuffi fumé. Una bocca succulenta e gustosa, verrebbe quasi da morderlo il vino, scodate acido/sapide che invogliano a berlo, e riberlo e riberlo… è finito!