Si rinnova l’appuntamento con l’Only Wine Festival per il quinto anno consecutivo nella rinascimentale Città di Castello (Pg), manifestazione che privilegia le giovani realtà e le piccole cantine.

 

Alcune sono le novità rispetto allo scorso anno, a partire da una delle “bolle”, posizionate in piazza Matteotti, che ha visto in scena la selezione Orange Wine,  dove spicca per riconoscibilità di vitigno e di territorio -fattore da non sottovalutare parlando di questa tipologia- il Quartara di Lunarossa 2013, Fiano con piccola percentuale di Santa Sofia, vitigno autoctono della zona di Giffoni Valle Piana, vi garantisco che appena messo sotto al naso il fiano usciva con veemenza, grazie al suo lato affumicato, poi frutto bianco, come la spezia, pazzesco come un macerato possa riuscire ad essere cosi identitaro, equilibrio e profondità a chiudere il cerchio gustativo.

 

Come non menzionare lo stupendo Saray 2016 di Porta del Vento, catarratto macerato per 30 giorni in cemento, in cui Marco Sferlazzo, grazie agli errori passati ed alla maggior consapevolezza dei propri mezzi, ha trovato un equilibrio notevole. Vino che sa di pietra calda, fiore giallo, agrume giallo, iodio, sole, erbette; una bocca tesa come una corda di violino, dal finale salmastro. Pasta con sarde o bottarga e vediamo la luna.

 

Nei Colli Fiorentini, precisamente a Certaldo, Antonio Giglioli -Il Casale- tira fuori dal cilindro un trebbiano 2014 che odora di bagnasciuga con le telline che escono dal bicchiere, tensione vibrata e scorrevolezza mai doma.

 

Quarto ed ultimo “vino arancione” nei miei preferiti è “Zaria” 2015 di Batic, famiglia radicata a Šempas, nella Dolina slovena dalla fine del ‘500. Uvaggio composto da pinela, zelen, vitovska, klarnica, rebula, muškat e chardonnay, macerazione di 30 giorni. Agrume giallo e ginestra, pesca e curry in un quadro olfattivo ben definito e non omologante. Bocca che rispecchia le aspettative, salata e polposa, ma mai spanciata, un finale lungo e pulitissimo. Bicchiere nel complesso semplice ma per niente banale.

 

Altra “bolla” altra corsa.

 

Qua a farsi spazio tra le maglie estere e buttare giù tutti come birilli è lo Champagne “L’ Ambonnay” di Pernet & Pernet, importato dalla distribuzione romana DeGustate, Pinot Nero che trasuda energia e rigore; coniuga potenza ed eleganza, in un mare marino.
 

 

Facciamo adesso un punto della situazione sulle aziende ospiti della manifestazione posizionate all’interno di Palazzo Buffalini.

 

I miei migliori assaggi:

 

Bellese -Raboso- Ormelle (TV)
Stacchiamoci dallo stereotipo di Raboso di bassa lega, Enzo e Desirée Bellese, nelle Grave del Piave, sfornano un metodo charmat goloso e sincero. Spuma molto accentuata, frutto rosso sanguinolento e iris, entra deciso, al limite dello scorbutico, addolcendosi in tutti i sensi sul finale; metteteci vicino del lardo o della mortadella e avrete fatto bingo.

 

Castel San Mauro -Cha’ar- 2015
nuovo sistema progettato e brevettato da questo giovane vignaiolo di Gorizia, “Noe” nuovo orcio enofilo, in sostanza un vinificatore in pietra. Ma tralasciando le cantilene, il vino è buono forte. Leggerezza olfattiva di camomilla e mare calmo, una lieve mandorla amara a contornare. Non è facile legarci in prima battuta, lui è introverso e racchiuso, ma ricco di energia. Un’energia proveniente dal suolo, impronta salata che lo ricalca. Non facile dire che sia uno chardonnay, forse più riconoscibile il territorio e la ponca, dove poggiano le viti.

 

Comero Nebbiolo 2015
piccola realtà nelle Colline Novaresi, per la precisione a Sizzano. Emana anguria e frutto rosso, tannino lievemente polveroso ma la tessitura è piccante con finale salato.

 

1 Sorso Az.Vitivinicola Leonardo Bagella 
Moscato secco 2017
Azienda radicata da oltre mezzo secolo nelle colline di Sorso, un anfiteatro naturale con le vigne affacciate sul Golfo dell’Asinara. Prima uscita per questo intrigante Moscato, dove gli aromi richiamano l’aromaticità dell’uva, ma senza cadere nella grossolanità. Ancora un po’ contratto al palato, offre spunti salmastri con finale lievemente tannico. Un vino molto gastronomico.

 

Kà Mancinè Rossese di Dolceacqua Beragna 2017
Maurizio Anfosso, nonostante l’annata per niente facile, tira fuori dal cilindro un vino di un’espressività disarmante. Macchia mediterranea e pepe bianco, tannini sciolti e frutto croccante. Disinvoltura fatta vino. Glu glu glu.

 

Tenuta Vandelli “Bianco del Bacino” 
Conferitori della cantina sociale per 50 anni, nel 2012 decidono di mettersi in proprio vinificando le proprie uve, valorizzando quel patrimonio di vitigni autoctoni tipici del Modenese: Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Salamino di Santa Croce, Ancelotta, Malbo Gentile, Pignoletto, Spergola.
Proprio quest’ultima, la Spergola, che mi colpisce. Aromaticamente spigliata, tiglio e pepe bianco, con un bel frutto a fare da contorno, attacca il palato quasi dolce ma poi chiude ripulente e cristallina.

 

Nicola Biasi “Vin de la Neu” 2015
La Val di Non è un meleto a cielo aperto. Anche la famiglia Biasi ne aveva uno, ma il figlio -Nicola- nel 2012 decide di spiantarlo a favore di una vigna. Cosa piantare a 1000 mt di altitudine? Sicuramente serve una varietà resistente, per cui il giovane enologo sceglie l’ibrida Johanniter, incrocio tra Riesling e Pinot Grigio. Poco meno di un ettaro, con una produzione che rasenta le 600 bottiglie. Il frutto è polposo a pasta gialla, erbe di montagna, burro di malga, tutto quello che può richiamare la montagna in un sorso materico ma tagliente. Vino che si posiziona in una fascia molto alta come prezzo, siamo intorno alle 90€.
 

 

Tanteun & Marietta “Farouche” 2016
Aosta. Il vino in questione è il “Farouche” con prevalenza Petit Rouge e saldo di Cornalin, Vien de Nus e Gamay. Sorso spigliato, fresco e croccante. Bella spezia e frutto di bosco fragrante. Finale netto e colorito.

 

Grifalco “Frà” 2017
Il lavoro di questa giovane cantina nel Vulture è encomiabile. Differenziare parcella per parcella, valorizzando ogni singola vigna. Ma non tralasciamo il rosato, salato arrabbiato, teso e polposo, un frutto mai sdolcinato che rintocca con iodio. Buonissimo.

 

Tirando le somme, una manifestazione che desta sempre più interesse tra appassionanti e operatori del settore. Molti gli spunti in questa quinta edizione, che ha visto un incremento del 30% di pubblico rispetto allo scorso anno.
Un evento giovane che vuole avvicinare i giovani al vino di qualità, alla cultura e al rispetto verso quelle terre che ci regalano emozioni.
Gli obiettivi per il prossimo anno -27/28 Aprile 2019- sono molteplici, a partire dall’ampliamento dell’Area International.

 

Ne vedremo delle belle!