Il mio contatto francese, nemmeno fossimo spie internazionali, mi segnala questo giovane vigneron, il quale frequentava il suo locale, dapprima come cliente, poi diventando ottimi amici.

 

Commercialmente parlando, quello che stò per raccontarvi, è un vino inutile, perchè tirato in una produzione davvero confidenziale.

 

È stato addestrato da Julie Balagny, Michel Guignier e Lapalu nel Beaujoleis, passando per la Côte du Rhone da Jean Delobre.

 

La propria formazione prosegue in Jura, precisamente a Montmorot, dove frequenta la BTSA Viticulture Oenologie en Agriculture Biologique. Nel frattempo lavora dal Santone della regione: Pierre Overnoy.

 

Non perde tempo Thomas, acquistando dopo poco tempo una piccola vigna dal rasta winemaker Etienne Thiebaud (Domaine de Cavarodes)  la parcella è denominata “sous la roche maldru”, il nome è tutto un programma. Si accorgono in molti dell’estro e delle potenzialità del ragazzo, cosicchè Emmanuel Lancon (domaine des murmures) prima organizza alcuni incontri per discutere assieme a lui del vino naturale, successivamente divengono ottimi amici e collaborano nella gestione dei vigneti. Il 2015 è la prima annata prodotta, il ragazzo è molto promettente, ma troppe poche bottiglie, dice la mia spia francese.

 

Finalmente all’assaggio.

 

Savagnin con anima ancestrale. Niente e nessuno riesce a veicolare la zona di provenienza come questo magnifico vitigno. Sono quei vini che fanno delle imprecisioni le proprie virtù. Non ci si stanca mai. Ha dolcezza di fondo al naso, tramutando la pesca in finocchio selvatico e l’anice in acqua di roccia. Taglia come una lama giapponese, l’energia è paragonabile alla trasformazione di Son Goku in Super Saiyan; pugni di sale a contorno di quel sottile filo labile che permette di ripercorrere la vita di questo vino, riuscendo a capire come il rischio e di conseguenza l’incoscenza possano portare a risultati enormi. Abbiamo sentito il vino da dentro.