Era il 21 Luglio del 1946, dopo due mesi dalla comparsa della schedina Sisal, un impiegato centra il 12 che porta nelle sue tasche l’ammontare di 463,846 lire, pari a circa 4 anni di lavoro di un operaio.

Sempre Domenica. Tanti amici da ogni parte d’Italia. Non ci siamo trovati per tentare la fortuna, men che meno per parlarvi di calcio, ma bensì di vino!

Penserete, in uno spazio del genere di cosa dovremmo parlare? Non è poi così scontato.

Mi imbatto spesso in letture dove il vino, inteso come liquido all’interno del bicchiere, viene appena sfiorato. Si parla molto del contorno, ma andiamo poco a valutare le sue condizioni in dato momento. Ne è pieno il web di degustazioni di vino?! Può essere, ma come mi insegnate il vino cambia nella sua vita, e prenderlo in situazioni diverse potrebbe cambiarci alcune concezioni.
Vediamo insieme le condizioni di alcune bottiglie e qualche novità …

Un trittico di storia dell’enologia italiana, partendo dal Friuli, scendendo in Toscana e attraversando lo stivale per arrivare nelle Marche.

Tre vini che hanno il dono di sapersi raccontare. Tre vini che non hanno bisogno di dover strafare, sono loro, puri e limpidi, consapevoli di aver scritto pagine importanti, ma allo stesso modo umili e sinceri.

 

Partiamo da Oslavia, in quella terra di mezzo tra Italia e Slovenia, dove Josko Gravner da quasi 40 anni ne è il punto di riferimento.

La ribolla 2008 è delicata come la pelle di un bambino, nonostante svariati mesi di macerazione, una soavità olfattiva che lascia sbalorditi. Profuma di camomilla, di pesca e di erbe aromatiche. Quello che fra qualche anno sarà l’unico bianco di Josko – il Breg non verrà più prodotto- a mio avviso è il più centrato, misurato all’assaggio, ha controllo di se stesso. Una spinta finale che denota la parte più saporita di questo vino, di questa terra, di Oslavia.

 

 

 

 

Gravner 08.09.10

Primo vino dolce in casa Gravner.

Uve ribolla totalmente botritizzate, frutto di tre vendemmie: 23 Novembre 2008, 12 Novembre 2009, 15 Novembre 2010. Fermentazione in anfore interrate e lunga macerazione con i raspi, affinamento in piccole botti di rovere.

Vino caleidoscopico. Naso da grande passito, confettura di albicocca, resine balsamiche, cappero in salamoia, agrumi canditi. Un naso così dolce, potrebbe far presagire una bocca stancante, e invece… ti stende!!! Entra stretto e poi esplode. Denso e avvolgente ma con spinte acido/sapide da far rabbrividire. Se ne va via così com’era entrato, stretto, senza lasciare tracce di mielosità. Profondo e interminabile. Non ti stancheresti mai di berlo, e per un vino dolce è fatto molto raro. Maestoso!

 

Montevertine “Pergole Torte” 2010

Ci spostiamo nelle colline senesi, in quella Toscana a me tanto cara, Radda in Chianti, cuore del Chianti Classico.

Prima annata prodotta del Pergole Torte 1977, primo esempio di sangiovese vinificato in purezza, con l’assenza delle uve bianche consentite dal disciplinare, grazie ad una visione futuristica di Giulio Gambelli. Proprio per questo motivo il consorzio boccia il vino e Sergio Manetti decide di rinunciare al marchio del gallo nero.

Me lo ricordavo buono il 2010, ma non così tanto…

scorre lieve, trama definita, grana del tannino finissima che lo rende quasi dolce.. leggera nota di erba, poi rosa e mare, arriva l’agrume e il ferro. Al sorso è nitido, schietto, fragrante. Non si mostra in canottiera e infradito, ma con camicia di lino. Ha una beva micidiale che lo rende già fantastico adesso!

 

Villa Bucci verdicchio riserva 2010

Oltre 200 anni spesi in campagna, fanno di Villa Bucci una delle realtà più affermate in Italia e nel Mondo. Circa 300 ettari coltivati nella valle del fiume Misa, tra grano, zucchero, piselli, girasoli, mais, di cui 30 piantati a vigna, i Bucci puntano sul verdicchio con tutte le forze, lo fanno capire i 25 ha tutti in zona classica.

Un grande vino!!! Ha spessore e densità di bocca, eleganza da collocarlo in zona francofona.. frutta a pasta bianca, anice stellato, pietra focaia..
si allarga e continua a protrarsi per tutto il palato, inondando i sensi, riesce a farsi amare anche da chi il verdicchio non lo ama. Fortunato chi ne possiede qualcuna. Avrà grandissima evoluzione.

 

Dopo questo tris di assi, potremmo anche congedarci, ma noi siamo duri come il marmo di Carrara. Instancabili e sperando di non stancare, continuiamo con gli assaggi……..

Philipponnat Grand Blanc Brut “L.V. 1985    DegorgMarzo 2015

Filippone ha la mia stessa età anagrafica, colore brillante, esce dal bicchiere una carica di incenso e fiori secchi, pepe bianco e ginger, intrigante.

In bocca ha qualche freno di troppo, manca una spinta che ne avrebbe permesso una miglior beva, carbonica che pizzica lievemente la lingua lasciando finale di bocca pulito.

Cantine Lonardo Grecomusc’ 2014
vitigno che stava scomparendo dalle campagne, è resistito solo in bassa Irpinia: si tratta del Roviello bianco, localmente chiamato grecomusc’.

Si tratta di un vitigno a bacca bianca, su piede franco, con piante molto vecchie, che arrivano ad avere oltre due secoli di vita, sistema di allevamento a raggiera. Per far sì che non si perdesse questo patrimonio, la famiglia Lonardo, assieme ad altri quattro contadini della zona, fondò un consorzio per la conservazione dei vitigni autoctoni, e nel 1999 dopo varie analisi e ricerche, è stato inserito nell’elenco nazionale dei vitigni.

Ingresso in bocca deciso, potrebbe sembrare crudele dalle sferzate acide di cui ne fanno di lui un esemplare solido. Calcare e menta piperita, sale, tanto sale. Vino sudista ma dalle sembianze nordiche. Da metterne in cantina a multipli di tre.

Dard & Ribo Saint-Joseph “Les Champs”09 
Les Champs è una parcella che poggia su suolo granitico esposta a sud tra Mauve e Tournon.

Inizialmente non si tiene al naso, merd de poule per dirla fine, poi esce nitida l’oliva con un frutto scuro che gioca a stanarla, molto mobile e vivo nel bicchiere, resine e arbusti. Bocca cicciosa ma non pesante, grazie a dose discreta di acidità, pecca per un tannino leggermente verde…

Grame 2014 la malvasia di Ferlat, nel cuore pulsante del Friuli a Cormons. Varietà di questo vitigno ne conosciamo tante, i Ferlat coltivano quella istriana. Di Moreno ne stiamo parlando sempre di più, stá conquistando il palcoscenico che gli merita. Entrato ormai a pieno regime nell’azienda di famiglia, dove ha apportato idee nuove e vitalitá.

Naso che butta sull’aromatico, ma non solo.. granita al pompelmo e fiori dolci, pepe bianco e acqua di mare. La bocca è su altro registro, mobile e divertente, ancora pimpante come l’avevo lasciata, scorre via leggera come una farfalla. Disseta che è una meraviglia.

Brochet “Le Mont Benoit” magnum

Le uve che compongono questa cuvee provengono per il 20% dalla vendemmia 2012 e per l’80% dalla vendemmia 2013, solo 150 le magnum prodotte.

Ancora crudo ma vivacità di bocca, sferzate decise di acidità, lemongrass con finale di bocca marino. Rimane per me un grande felicità/prezzo.

Gini Soave “Contrada Salvarenza” 2003
Figlio di una delle annate più calde del secolo, quello che reputo uno dei 3 migliori bianchi in Italia, è scalfito da note mielose e rotonde di frutta in composta, vino viscoso con il ricordo di un’acidità con le rughe che non aiuta il sorso a muoversi, finemente statico.

Domaine de l’Horizon rose 14 
Calce è un piccolissimo paese di circa 150 anime ai piedi dei Pirenei, nel distretto del Roussillon ed il seguente uno dei rosati più buoni che mi siano passati sotto le mani. Lieve il colore, lieve anche il naso, dove uno schietto ribes è contornato da roccia bagnata. Ritorna la stessa delicatezza del naso all’assaggio, la sapidità fa da padrona, invogliando a tenere bicchiere in una mano e bottiglia nell’altra, MIO.

Matassa 2007

altra realtà affermata già da qualche anno a Calce. Purtroppo i nuovi vini di Matassa sono, ahimè, al limite del bevibile, divenuti pesanti e con evidenti difetti. Questo sembra di un’altra epoca. Ha note affumicate, di paglia e ginestra, il frutto in lontananza ci racconta la storia di questa bottiglia, quasi completamente sulle terziarizzazioni. Bocca elettrica, sempre in tensione, non perde un colpo, ritorna la nota affumicata sul finale, bella bottiglia!