In questi tempi di celebrità settimanali e idoli mensili, dove la nostra memoria è ormai esodata e dove nemmeno la vergogna e lo scandalo lasciano stigmate durature, solo un pugno di miti resistono ancora imperturbabili.

Il Domaine de la Romanée-Conti è uno di questi. Fama e successo di quest’azienda si sono rafforzati negli anni fino a trasformare queste bottiglie in autentiche reliquie da venerarsi.

 

Oggi ci troviamo vis à vis con la Romanèe-Saint-Vivant, uno degli 8 cru aziendali.

Vigna limitrofa all’abitato di Vosne, di cui rappresenta il centro geografico, consta di 8,37 ettari vitati divisi tra una decina di produttori.

La composizione del suolo è simile ai sovrastanti Richebourg e Romanée-Conti, con marne brune argillose e calcare marino, ma più profondo di circa un metro.

Il Domaine risulta essere oggi il maggior possidente con 5,28 ettari, vinificati per la prima volta nel 1966 ma acquistati solo nel 1988.

L’attuale composizione del vigneto è il risultato di numerosi reimpianti degli anni settanta, con sostituzione dei cloni più produttivi con piante massali della propriété, e più recenti sovrainnesti sulle vecchie vigne. La gestione agronomica è in biologico dal 1986 e biodinamica da fine anni novanta.

 

 

Il 1974 fu per la Borgogna millesimo molto complicato, caratterizzato da irregolarità nella fioritura, freddo settembrino e pioggia vendemmiale. A detta di molti: annata catastrofica.

Per il Domaine il ‘74 rappresentò inoltre la prima annata sotto la direzione congiunta di Aubert de Villaine e Lalou Bize-Leroy.

 

RSV ’74

 

Romanèe-Saint-Vivant 1974 – Domaine de la Romanée-Conti

[Bottiglia 6449 di 18404 prodotte; 35 anni età media delle vigne al tempo]

 

Subito le sfaccettature della spezia su cui aleggia uno spettro vegetale quasi boschivo.

Il bosco diviene macchia mediterranea con sferzate di citrico al limite del salato.

Su questo quadro s’impone il ricordo di frutta a polpa gialla/arancio, un’albicocca molto matura. Passato il frutto giungono insieme la foglia di the umida e il tipico incenso da cattedrale.

In bocca fresco, presente e al limite del masticabile. Allungo notevole, in scia al naso, con una prevalenza delle note agrumate scoppiettanti.

Pian piano prende calore ed esce un timbro con accenni di cioccolato e cacao scuro.

La liquirizia segue il cambio di marcia con minuti spot di vaniglia franca.

La comparsa della tonalità leggermente calda vira il naso su note più dolci e ammalianti come in un abbraccio consolatorio e confortante .

L’ultimo sorso: una goccia di limone con un pizzico di zenzero.

 

A bicchiere vuoto: foglia di the, cacao, vaniglia e un tocco di mentolato si avvicendano ritmici, come se stessero danzando. Persiste la tonalità dolce a far da sottofondo.

 

La bottiglia, di perfetta conservazione per livello e colore, risulta spezzata dalla dicotomia generata da un naso “ristretto” ( imputabile alla pessima annata) e una bocca in grande spolvero. Il tono dolcino centrale, che genera una sublime coccola per il “malcapitato” assaggiatore, è bilanciato dalle acidità del citrico buccale: le forze si azzerano con risultato eccelso. In summa, fatta la tara del millesimo, una meravigliosa bottiglia.

 

Briss

 

 

Credits:

 

-Le impressioni sono della notte tra il 31/7/17 e il 1/8/17 durante l’Approfondimento sul Pinot Nero a cura di Francesco Falcone al Quartopiano Suite Restaurant di Rimini.

 

-*Vosne-Romanee wine map from: www.bourgogne-wines.com ; Les vins de Bourgogne – The Wines of Burgundy by Sylvain Pitiot & Jean-Charles Servant – Collection Pierre Poupon.