Capita spesso che persone estranee al mondo degli enostrippati mi chiedano che cosa rappresenti per me il vino. Rispondo sempre nell’unico modo possibile: il vino è condivisione, gioia, unione, amicizia, sincerità, convivialità, rispetto, umiltà.

Il vino è frutto di un duro e rispettabile lavoro di donne e di uomini e sono pochi gli strumenti che come esso fanno da legante tra le persone a dispetto di ogni fede religiosa o politica o calcistica, a dispetto del sesso, del ceto sociale, dell’istruzione, a dispetto di tutto.

Il vino rende coesi gli animi e rinforza i rapporti. Molti amici sono accorsi da ogni parte d’Italia per partecipare a questa giornata in cui il Brunello di Montalcino, annata 2010, era il dichiarato protagonista. Il premio della giuria è andato in realtà a tutti quegli attori non protagonisti, ragazzi sorridenti e scanzonati, che intorno ad una tavola imbandita hanno trasformato una domenica di primavera in uno di quei giorni che nella memoria di ognuno di essi, penso sarà indelebile.

In relazione alla tanto acclamata annata 2010, rinforzata nelle lodi da fanfare bersaglieresche, personalmente vado un po’ controcorrente, riconoscendo il fatto che sicuramente sia una bella annata, con picchi d’eccellenza, questo non si discute,  ma sarei senz’altro andato più moderato nel collocarla tra le migliori del secolo. I vini che guidano la volata in questa annata, non parlo solo dei presenti quest’oggi, sono più sussurrati che d’impatto, dove “equilibrio” è la parola d’ordine, mostrando dei tannini levigati e ben integrati ad un’acidità bilanciata.
Quella a seguire è solo una piccolissima panoramica, che assieme ad assaggi precedenti, mi ha posizionato su tale convinzione, ma solo il tempo saprà darmi ragione o torto.

Tutti gli assaggi sono stati fatti a bottiglia coperta. Ogni valutazione è stata scritta precedentemente alla rivelazione dell’etichetta.

-Vino catalizzato su fruttino dolce che grida “prendimi prendimi”, una folata d’agrume e finita lì. Bocca tonda, morbida, senza troppa pretesa viene bevuto in una tavola nei giorni di festa con zii e parenti, ma in questa batteria scomparso come Slimer.
Brunello di Montalcino Collosorbo 2010

-Ha profilo tenebroso, frutto maturo e fiore cimiteriale, cuoio e incenso. Grezzo, spigoloso, calore importante. Probabilmente deve smussarsi, ma c’è poca coerenza naso/bocca, viaggiano su due linee parallele che non si attraggono nemmeno con induzione magnetica.
Brunello di Montalcino Uccelliera 2010

-Imbottigliato da Az.agricola “La Cerbaiola” di Salvioni Giulio; così c’era scritto sul bicchiere appena versato. Rosa e mentolo che rinfresca tutta la stanza, ciliegia, pepe bianco, con finale lievemente erbaceo.
Sontuoso, riesce ad essere potente ma delicato, pungente nel momento giusto con dose salino/acida che incanala il vino in un sorso di rara profondità e purezza. Ha finale di bocca preciso, seducente e lunghissimo. Sharon Stone.
Brunello di Montalcino Salvioni 2010

-Il sangiovese in tutto il suo splendore. Amarene e foglie secche, viola e ruggine. Tannino che incalza ma setoso. Vino più sussurrato che ingombrante, fa della sua finta semplicità una complessità clamorosa. Da molti al tavolo -me compreso- è stato scambiato per Biondi Santi; d’altronde buon sangue non mente, la vigna era di proprietà di Ferruccio prima, e di Tancredi poi, il quale si raccomandò bene, una volta ceduto in eredità il podere alla figlia, di non metterlo mai in vendita, perchè da quella vigna nascevano le mitiche riserve.
Già godibile da adesso e lo sarà per i prossimi……… e mica sono chiromante.
Brunello di Montalcino Le Chiuse 2010

-Si completa il trittico -casuale- dei tre vini migliori della batteria. Quegli stessi vini dove potenza e complessità, si combinano con finezza e bevibilità, fattore non affatto scontato. Dei tre, Le Chiuse ha un’intelaiatura leggermente più sottile.
Lo spettro di questo vino è molto variegato. Fiori macerati, ribes rosso, terra mossa, tè.
Bocca in continuo movimento, forze dinamiche in evoluzione, molta freschezza corrisposta a richiami balsamici e fruttati sul finale di bocca. Cubo di Rubik.
Brunello di Montalcino “Ugolaia” Lisini 2010

-Questa bottiglia ha una leggera deviazione. Naso troppo evoluto, punta di maderizzazione, chinotto e verdura cotta. All’assaggio risulta tanto scomposto, un’acidità al limite del tagliente che quasi infastidisce.
Brunello di Montalcino La Fornace 2010

-Fiore che incede alla terra bagnata, frutto scuro, quasi sulla prugna, che lascia spazio ad una fine speziatura di pepe con foglie di tabacco a guarnire. Deve trovare ancora il suo assessment, graffiante con grande freschezza a corredo, un Sangiovese che non strizza l’occhio, corazza Ilcinese.
Brunello di Montalcino Baricci 2010

-Inizia lattico, continua lattico, finisce lattico. Vino scarno, vuoto a centro bocca, scevro da qualsiasi componente che lo faccia stare al passo dei presenti in batteria.
Brunello di Montalcino Le Potazzine 2010

-Improntato su questa estrazione importante di frutto, esuberante, maturo, vuol essere a tutti i costi l’attore protagonista. Ha sbuffi di erbette aromatiche e di tabacco. Attacco di bocca ruvido, deve smussare un duro tannino, ha buon succo ma pecca in staticità e non ha quella progressione gustativa che lo farebbe schizzare in avanti.
Brunello di Montalcino Il Marroneto 2010

-Ha un carattere terroso, di fungo e di viole macerate, oliva al forno e pepe. Dal bello spettro olfattivo, mi aspettavo una bocca diversa da come l’ho trovata. Molle, piatta, solo un filo di sapidità a tenere in piedi la baracca, ma vino che scivola via senza lasciare il segno.
Brunello di Montalcino Biondi Santi 2010

SEMPRE E PER SEMPRE W IL SANGIOVESE…!!!

 

Brunelliadi 2017

Brunello di Montalcino: il protagonista