La storia dei vini della Valtellina non è fatto recente. Numerosi sono i poeti e gli scrittori, tra cui Giosuè Carducci, che menzionano i vini della valle nelle proprie opere, decantandoli come il frutto della caparbietà di generazioni di viticoltori.

 e tu pendevi tralcio dai retici balzi… è bello al sole de l’Alpi mescere il tuo nobil vin cantando”

– Giosuè Carducci

Valtellina… panorama mozzafiato…

Costeggiando il fiume Adda, subito dopo il piccolo abitato di Ardenno, alzando gli occhi sulla nostra sinistra, iniziamo ad intravedere alcune delle terrazze costruite nei secoli dall’uomo sul versante retico. Queste piccole vigne che si perdono nella boscaglia fanno parte della piccolissima sottozona Maroggia, la prima delle cinque del versante vitato -ma ultima in termini di superficie e nascita – che in questo lembo di terra, corre da ovest verso est.
Sono circa 40 i chilometri che ci accompagnano fino al Tiranese, passando per le tre storiche sottozone centrali – Sassella, Inferno, Grumello – per poi chiudere con la Valgella, dove viene prodotto il Valtellina superiore Docg, per un totale, assieme al rosso di Valtellina di circa 800ha, ossia una goccia nel mare del vino.

Valtellina vigneti

Così come osservando in un quadro si possono capire le sensazioni che in quel dato momento il pittore ha tentato di trasfondere nella sua opera, guardando questi terrazzi così scoscesi ed aggrappati letteralmente alla roccia, ci facciamo un’idea di quanta fatica abbia fatto l’uomo nel corso dei secoli, per realizzare quest’imponente opera di terrazzamenti, costruendo 2500 chilometri di muretti di contenimento!
Ad ogni sottozona è sempre stato associato uno stile proprio: eleganza e mineralità alla Sassella, armonia e delicatezza al Grumello, calore e terrosità all’Inferno, frutto e spigliatezza al Valgella, con la Maroggia non abbiamo testimonianze in purezza.
A questa teoria qualitativa si affianca una definizione per fasce altimetriche non meno importante.
 vigna inversione termica valtellina
Possiamo notare dalla foto, come nella fascia bassa, le foglie sono imbrunite (più freddo) a differenza della fascia media (più caldo).

 

La Valtellina vitata parte dal fondovalle, con i suoi 300 mt Slm, per arrivare ai 900 mt.
Nella fascia bassa – 300/450mt – grazie al fenomeno dell’inversione termica, dove la temperatura dello strato atmosferico aumenta con la quota anziché diminuire, abbiamo delle condizioni climatiche che rendono la buccia dell’uva più sottile, meno acidità e tannini più morbidi e per tali ragioni questa zona è quella prediletta per la produzione del rosso di Valtellina, vino beverino, senza troppi orpelli.
 Man mano che saliamo con l’altitudine – 450/650 mt – le condizioni climatiche diventano ideali per ottenere vini più strutturati e complessi.

LE SOTTOZONE…

MAROGGIA:
è la prima sottozona che incontriamo risalendo la valle, pur essendo l’ultima nata (2002) ed è la più piccola per estensione, contando 25 ha tutti nel comune di Berbenno. Al suo interno, esistono aree produttive molto diverse, sia per morfologia che per esposizione.
La quasi totalità delle vigne è in possesso del consorzio Assovino.

 

SASSELLA:
Il santuario della Sassella, che ha dato il nome alla sottozona, traccia una linea di delimitazione netta – fino al di sopra del centro abitato di Triasso – dividendola in due settori ben distinti: il primo che un po’ da tutti è considerata la zona storica, che da Triasso arriva a San Lorenzo, interamente nella provincia di Sondrio, dove il terreno produttivo è ridotto, ed i vini si caratterizzano, nella maggior parte dei casi, per verticalità e spiccata mineralità, sopratutto nella fascia più sfruttata, quella medio-alta.
Il settore occidentale, di tradizione più recente, ha vigne più frammentate e terreni più profondi, dando vini più colorati e strutturati. La frazione dei Grigioni, parte anch’essa di questo versante e ricadente per intero nel comune di Castione Andevenno, ha una propria identità viticola. Di questa località, abbiamo notizie certe sin dall’inizio del Seicento, dove un diplomatico e geografo Svizzero -Johann Guler von Weinech, in un testo sulla Valtellina ne parla benissimo:
 “…s’innalza una collina rocciosa e soleggiata, ma fertile di vino, detta Grisoni; essa produce il vino migliore e più squisito di tutta la valle…”

 

GRUMELLO:
Sottozona che si sviluppa sull’unico versante esposto a mezzogiorno, ma suddiviso in due aree: la zona storica, che si trova intorno alle vestigia di Castel Grumello, che produce vini molto eleganti ed estremamente delicati. L’altra, quella più interessante risulta essere a monte con i “dossi salati” storici, con variabilità di terreni e quote altimetriche, tutti in direzione del centro abitato di Ponchiera, nella fascia medio-alta. Pur non rivendicandolo in etichetta, le uve che compongono il Valtellina superiore riserva di Dirupi e il Valtellina superiore riserva “Grumello” di Rainoldi, provengono da questa zona. Si tratta di vini di notevole struttura fisica e di imponente eleganza.

 

INFERNO:
Questa sottozona è caratterizzata, soprattutto nella sua parte centrale, quella storica, da pendenze proibitive, con le vigne letteralmente aggrappate alla roccia. I vini sono caratterizzati da mineralità terrosa e calore vibrante. All’estremità occidentale dell’Inferno, con i  terreni della zona dei Runsc, di matrice argillosa ed esposti a sud, troviamo vini più strutturati e carichi. Nella zona chiamata il “Paradiso”, per via pendenze meno ripide, invece i vini risentono di un’esposizione più fresca e pur mantendo buona struttura, sono più leggibili che in altre aree. Concludiamo con la zona del “Calvario”, l’ultima prima di entrare in Valgella, facente parte del comune di Tresivio, dove l’esposizione ruota ancora verso est.

 

VALGELLA:

Incontriamo subito la località Fracia, zona che ricalca in gran parte le peculiarità delle tre sottozone precedenti, in un connubio variabile. La Valgella è la più estesa delle cinque, ed è la maggior fonte di uve per la produzione dello Sforzato. La zona storica inizia alla fine della Fracia, dove l’esposizione ruota verso sud, e da Carteria una lunga striscia di vigneti la fanno arrivare fino a Caven. Infine, un’ultima rotazione verso est, permette di avere una zona ancora differente per esposizione, la conca di Quigna, senza però avere nessuna testimonianza in purezza. Da segnalare le due zone maggiormente vocate della Valgella, entrambe nella zona storica, Carteria e Pizzamei.

 

Tuttavia il sistema qualitativo della valle, non è attribuibile solo alle sottozone o all’altimetria, ma bisogna vederlo anche in funzione dell’espressione di variabilità e disomogeneità tra piccoli appezzamenti e località,che andrebbero valorizzati in maniera imponente. L’ampliamento di vedute da parte di giovani vignaioli, che hanno cominciato a vinificare singoli appezzamenti, con risultati davvero entusiasmanti, spero porterà a rendersi conto del potenziale di questa suggestiva lingua di terra.
 Di seguito qualche nota in una serata dedicata interamente alla Chiavennasca:
 

• Dirupi Valtellina superiore 2013

erbette aromatiche, ribes rosso, pepata sul finale ma note appena verdi. Fa il suo compitino, risultando troppo asciugante sul finale, diamogli tempo.

• Sandro Fay Sassella “Il Glicine” 2013

legno che disturba, l’aria non fa proprio il suo dovere, rimane un pó incastonato. Bocca tendenzialmente meno ficcante del Cà Morei, pur avendo una scodata acido/sapida sul finale.

• Sandro Fay Valgella “Cà Morei” 2013

anche qua il legno inizialmente si fa sentire, cacao e cacao, ma gioca a suo favore l’aria che lo sposta sulla liquirizia dolce, l’arancia rossa, la rosa, del tabacco. Bocca tagliente, meno ciccia del precedente, ma più sviluppo. Coerenza gusto/olfattiva, molto fragrante.

• Rainoldi Grumello 2012

Tutto e subito. Una vampata di Gelèe di lamponi e pompelmo. Stop. Non ha sviluppo nel bicchiere, pur essendo preciso (anche troppo) rimane lì, non apre nessun’altra porta.

• Alfio Mozzi Sassella “Grisone” 2012

Tutto l’opposto del precedente. Molto delicato e tenue, balsami e rosa canina, frutti di bosco e cenni ematici. Bell’ampiezza e articolazione, beva assassina, succoso e persistente.

• Rainoldi Sassella riserva 2012

Amarene, mandorla dolce (?!), liquirizia, mentolo. Vino ricco in estratto, la beva però contratta, non scorre benissimo, fa attrito. Deve sicuramente sistemarsi. In divenire.

• Balgera Valgella riserva 2001

In commercio da due mesi. Dopo un naso non precisissimo, esce un incredibile frutto fresco, la fragola. Prosegue per la propria strada, mandarino, mallo di noce, viola essiccata, tabacco. Entra con spavalderia, sgomita, si fa spazio e comanda lui. Nervoso.

• Balgera riserva del fondatore 2001

Imbottigliato inizio 2016. Etereo, frutto più scuro e più maturo, pout pourry, china, liquirizia. Più rassicurante, avvolgente, meno esuberanza e più senso materno.

AR.PE.PE. Sassella Rocce Rosse 2001

La classe, la delicata potenza, la fragranza, l’essenza della Valtellina. Cuoio, tabacco, ciliegia sotto spirito, rabarbaro, corteccia, chinotto, sottobosco. Complessità e precisone, un vino inossidabile!

Valtellina bottiglie vino

•Balgera Valtellina superiore Fracia riserva 1990

Fuori gara portato da Matteo Balgera. Fracia è quella microarea che troviamo all’inizio della sottozona Valgella, dove l’esposizione tende a ruotare verso ovest, per poi tornare pieno sud in zona Carteria. I vini qua prodotti riprendono qua e la le caratteristiche delle tre sottozone centrali. Riesce ad entrarti dentro e scuoterti come un pupazzo… sanguigno e tremendamente vibrante!!

Balgera Valtellina