Quando si nomina la parola Mugello, nell’immaginario collettivo si accende immediatamente una spia connettiva che richiama l’Arrabbiata 1 e 2 (che qui mica sono varianti di un piatto di pastasciutta, da queste parti, semmai, fatevi tentare dai famosi tortelli mugellani), poi la Materassi o la San Donato.
Di Mugello parlerò in questo mio contributo, ma non sarà per dare risalto ai motori che girano roboanti nel famoso autodromo, perché non è questo il luogo dedicato.
Qui si tenta di parlare di vino e le curve che si prendono in considerazione sono solo quelle enologiche.
Qualche giorno fa, sono andato a trovare Michele Lorenzetti a Vicchio (Fi) nelle colline mugellane, artefice della nascita di Terre di Giotto.

 

Mugello

 

Ma chi è Michele Lorenzetti?
Frascatano di nascita, è diventato mugellano d’adozione. Ha conseguito una laurea in biologia nel 1998 e a questa ne ha aggiunta una in enologia nel 2002 grazie alla quale ha ben compreso quale fosse la strada che avrebbe voluto percorrere, scoprendo, grazie proprio agli studi fatti, quanta chimica ci sia nella viticoltura convenzionale. Nel 2003 si è spostato nel capoluogo toscano, iniziando una serie di consulenze sulla viticoltura biodinamica (evito qui di parlare di tale pratica perché la durata potrebbe essere paragonata ai giorni del capodanno cinese) tra cui compaiono quelle per le aziende Cerreto Libri -Chianti Rufina- e i Mandorli -Suvereto- per le quali ha cercato, in maniera meno interventistica possibile, di mettere in risalto nel prodotto finale sia il territorio di provenienza che l’annata. Negli stessi anni ha trovato un appoggio temporaneo nel Mugello, dove, passandoci del tempo, si è accorto che questa parte specifica della Toscana, grazie al rilievo montuoso dell’Appennino, gode di un microclima d’eccezione e di una luce straordinaria diffusa sulla vegetazione. Non è servito molto tempo a Michele per mettere insieme i tasselli di quello che sarebbe diventato il suo progetto. Sondando un po’ il terreno, sia nei rilievi di Montegiove e Montemorello – il versante che guarda Firenze – sia dal lato opposto, rimane colpito proprio qui dalla bellissima vegetazione che domina le colline e notando che la nebbia staziona attorno ai 370 mt si è incaponito per trovare un terreno posizionato ad un’altitudine superiore e finalmente nel 2006 è riuscito a trovare la giusta collocazione per la sua futura vigna.
Mugello
Una lingua tra boschi di quercia e castagno, immersa nella luce, in alto, sopra la nebbia, memoria dell’antico lago. Lì volevo piantare la mia vigna, a Gattaia.❞
Gattaia, frazione di Vicchio nel Mugello, sono 3 gli ettari complessivi, di cui solo 1 piantato a vigna, altitudine dai 500 ai 600 mt SLM, dove convivono 7000 piante tra cui Pinot Nero, Sauvignon Blanc, Riesling e 2000 piante di una selezione massale proveniente da vecchi vigneti in Loira di Mark Angeli. Così nel 2006 nasce l’azienda Terre di Giotto. Oggi produce circa 4000 bottiglie da cui ricava tre etichette: “Gattaia” bianco -uvaggio delle viti a bacca bianca- “Gattaia” rosso -Pinot Nero in purezza- e “Massimo” -Riesling in purezza. In botte ci sono altre 2 future etichette: un Sauvignon macerato ed uno Chenin in purezza da vendemmia tardiva.

 

Come e quando si sono stazionate queste uve francesi nel Mugello? lo chiediamo a Michele.
Dobbiamo tornare indietro di 400 anni, all’epoca dei Medici, dove in un famoso cabreo si nota la fattoria Medicea del Cafaggiolo, composta da 29 poderi. Le varietà da frutto li coltivate erano molte, ma la vite dominava il palcoscenico. 

Cabreo fattoria medicea cafaggiolo

                              Mappa della fattoria Medicea di Cafaggiolo con i 29 poderi e le 153800 viti riportate dal compendio accanto

 

Cabreo Mugello
                                                     “Podere il Pino” uno dei 29 poderi della fattoria Medicea del Cafaggiolo

 

Nel 1855, Vittorio degli Albizi – enologo originario della Borgogna – eredita dal padre un ingente patrimonio terriero, ed è proprio sull’appennino che inizia a piantare decine di ettari, andando, con lungimiranza, a spiantare il Trebbiano, sostituendolo con vitigni francesi. Il suo intento era produrre vini identitari di un territorio, questo territorio, dove eleganza e finezza dovevano rappresentarlo.

 

Traendo spunto da questa vicenda storica Michele intraprende un nuovo progetto per Terre di Giotto. Un progetto di ampio respiro, dove cercherà di mettere assieme tanti piccoli viticoltori – nelle colline mugellane – per i quali seguirà passo passo, dalla parte agronomica alla vinificazione, tutti i processi in agricoltura sostenibile con pratiche biodinamiche. L’intento sarà quello di parcellizzare un territorio tanto sconosciuto quanto variegato come il Mugello, non solo con Pinot Nero, ma anche con altri vitigni sia a bacca bianca – Roussanne, Chenin, Pinot Bianco- che a bacca rossa – Gamay, Cabernet Franc, Syrah- e di creare vini territoriali da monovitigno, sia con il nome del vignaiolo proprietario dell’appezzamento, sia con il nome del luogo di provenienza delle uve.

 

Ci sono già delle vigne che hai individuato?
Si. Stiamo piantando 3000 mq all’Aia Santa con del Gamay; poi ad Ampinana ci vedo bene della Malvasia Nera e del Pinot Blanc; inoltre sto valutando una vigna già avviata, piantata Syrah a Dicomano”.

 

Ma perché il Mugello, rispetto alle altre zone della Toscana, non è stato valorizzato?
Perché storicamente, dopo la filossera, non c’è stata più viticoltura specializzata, solo mezzadria. Ma rimane un territorio altamente vocato e solo ultimamente si sta recuperando questa attidutine, solo il tempo darà ragione a questo territorio.”

 

In che annata hai cambiato la vinificazione del Gattaia bianco e come mai?
Nel 2016. In realtà l’ho divisa in due vini: uno più di struttura con vendemmia tardiva, mantenendo quindi un aspetto di forza espressiva che si esalta con l’invecchiamento (poche bottiglie), l’altro senza più macerazione per esaltare la finezza del Gattaia (più bottiglie). Più che parlare di cambiamento, la vedo come una maturazione mia personale.”

 

Oggi Michele è uno dei più affermati enologi in ambito biodinamico, oltre ad essere responsabile scientifico della scuola di formazione e sui preparati biodinamici, è impegnato in consulenze presso molte aziende vitivinicole in tutto lo stivale, tra cui:
Gravner , Musella (in Valpolicella) , Vallereale ,  Rocco di Carpeneto , Ausonia,  un gruppo di cinque viticoltori di Cesanese al Piglio e Guerila in Slovenia …